ATMOSFERA E ACQUE RICCHE DI METANO In media la quantità di metano oggi presente nell’atmosfera è pari a 1,85 parti per milione, la più alta in 400.000 anni, e le concentrazioni rilevate sulla piattaforma artica siberiana sono ancora maggiori. I dati sono il risultato di oltre 5.000 osservazioni condotte sulla piattaforma artica siberiana a bordo di una nave russa e di un elicottero. I dati mostrano che l’80% delle acque di profondità e oltre il 50% delle acque di superficie della piattaforma della Siberia orientale sono sature di metano proveniente dal permafrost sottomarino.
RISCHIO RISCALDAMENTO Lla preoccupazione dei ricercatori è che il metano possa contribuire a riscaldare l’atmosfera, innescando un circolo vizioso: il maggiore riscaldamento farebbe aumentare la permeabilità del permafrost e con essa la fuoriuscita di altro metano, e così via. I ricercatori chiedono perciò che i loro risultati siano presi immediatamente in considerazione nei modelli a breve termine relativi al riscaldamento dell’Artico.
DEPOSITI A RISCHIO Ssi ritiene che il metano sia un gas serra 30 volte più potente dell’anidride carbonica. È imprigionato nel permafrost sottomarino sotto forma di gas o di idrato e può essere rilasciato solo se il permafrost si scioglie. «La nostra preoccupazione - osserva la ricercatrice - è che il permafrost sottomarino stia già mostrando segni di destabilizzazione. Se questo processo proseguirà, le emissioni di metano potrebbero diventare decisamente maggiori».
il seguito dell'articolo sopra: WASHINGTON Il terreno perennemente ghiacciato dei fondali dell’oceano Artico non trattiene più la grande quantità di metano che imprigiona, con serie conseguenze sul clima. Il metano è infatti uno dei gas maggiormente responsabili dell’effetto serra e, secondo la ricerca pubblicata su Science, si sta diffondendo nell’atmosfera al ritmo di circa 8 milioni di tonnellate l’anno, una quantità analoga a quella prevista per gli oceani di tutto il mondo, nel loro insieme.
La ricerca, frutto della collaborazione fra l’Accademia russa delle scienze e l’università dell’Alaska-Fairbanks, si basa sui dati raccolti dal 2003 al 2008 e relativi alle condizioni della piattaforma artica della Siberia orientale, che si estende per due milioni di chilometri quadrati. Gli studiosi, coordinati da Natalia Shakhova e Igor Semiletov, non hanno dubbi che il terreno permanentemente ghiacciato (permafrost) stia dando segni di instabilità, lasciando sfuggire il metano che imprigiona.
FALLE NEI FONDALI GHIACCIATI Finora si riteneva che il permafrost, compatto e durissimo, fosse una barriera impermeabile. I dati pubblicati su Science mostrano però che ci sono delle falle attraverso le quali il metano fuoriesce. «Il permafrost sottomarino - ha aggiunto - sta perdendo la sua capacità di essere una protezione impermeabile», ha detto Shakhova, del Centro internazionale per la ricerca sull’Artico dell’università dell’Alaska-Fairbanks. «La quantità di metano che attualmente viene liberata dalla piattaforma artica della Siberia orientale è confrontabile a quella che proviene da tutti gli oceani»
ATMOSFERA E ACQUE RICCHE DI METANO
RispondiEliminaIn media la quantità di metano oggi presente nell’atmosfera è pari a 1,85 parti per milione, la più alta in 400.000 anni, e le concentrazioni rilevate sulla piattaforma artica siberiana sono ancora maggiori. I dati sono il risultato di oltre 5.000 osservazioni condotte sulla piattaforma artica siberiana a bordo di una nave russa e di un elicottero. I dati mostrano che l’80% delle acque di profondità e oltre il 50% delle acque di superficie della piattaforma della Siberia orientale sono sature di metano proveniente dal permafrost sottomarino.
RISCHIO RISCALDAMENTO
Lla preoccupazione dei ricercatori è che il metano possa contribuire a riscaldare l’atmosfera, innescando un circolo vizioso: il maggiore riscaldamento farebbe aumentare la permeabilità del permafrost e con essa la fuoriuscita di altro metano, e così via. I ricercatori chiedono perciò che i loro risultati siano presi immediatamente in considerazione nei modelli a breve termine relativi al riscaldamento dell’Artico.
DEPOSITI A RISCHIO
Ssi ritiene che il metano sia un gas serra 30 volte più potente dell’anidride carbonica. È imprigionato nel permafrost sottomarino sotto forma di gas o di idrato e può essere rilasciato solo se il permafrost si scioglie. «La nostra preoccupazione - osserva la ricercatrice - è che il permafrost sottomarino stia già mostrando segni di destabilizzazione. Se questo processo proseguirà, le emissioni di metano potrebbero diventare decisamente maggiori».
il seguito dell'articolo sopra:
RispondiEliminaWASHINGTON
Il terreno perennemente ghiacciato dei fondali dell’oceano Artico non trattiene più la grande quantità di metano che imprigiona, con serie conseguenze sul clima. Il metano è infatti uno dei gas maggiormente responsabili dell’effetto serra e, secondo la ricerca pubblicata su Science, si sta diffondendo nell’atmosfera al ritmo di circa 8 milioni di tonnellate l’anno, una quantità analoga a quella prevista per gli oceani di tutto il mondo, nel loro insieme.
La ricerca, frutto della collaborazione fra l’Accademia russa delle scienze e l’università dell’Alaska-Fairbanks, si basa sui dati raccolti dal 2003 al 2008 e relativi alle condizioni della piattaforma artica della Siberia orientale, che si estende per due milioni di chilometri quadrati. Gli studiosi, coordinati da Natalia Shakhova e Igor Semiletov, non hanno dubbi che il terreno permanentemente ghiacciato (permafrost) stia dando segni di instabilità, lasciando sfuggire il metano che imprigiona.
FALLE NEI FONDALI GHIACCIATI
Finora si riteneva che il permafrost, compatto e durissimo, fosse una barriera impermeabile. I dati pubblicati su Science mostrano però che ci sono delle falle attraverso le quali il metano fuoriesce. «Il permafrost sottomarino - ha aggiunto - sta perdendo la sua capacità di essere una protezione impermeabile», ha detto Shakhova, del Centro internazionale per la ricerca sull’Artico dell’università dell’Alaska-Fairbanks. «La quantità di metano che attualmente viene liberata dalla piattaforma artica della Siberia orientale è confrontabile a quella che proviene da tutti gli oceani»